Intervista con don Viktor riguardo sulla situazione in Ucraina

I fatti di Kiev hanno sconvolto le nostre coscienze. A molte persone hanno fatto conoscere una situazione nascosta: la dittatura in un paese vicino al nostro. Una dittatura che dura da oltre 20 anni e che ha prodotto una società ammalata e sofferente. Quello che abbiamo visto la scorsa settimana non è che l'esplosione di una bomba la quale miccia ha cominciato a bruciare nei decenni precedenti, dentro un sistema che ha prodotto squilibri e disuguaglianze.
Le donne ucraine presenti a Rimini, le bandanti dei nostri padri e dei nostri nonni sono scese in piazza, guidate da don Viktor Dvykalyuk per prestare solidarietà ai fratelli che stavano combattendo e che sono morti in piazza.

"Per me sono dei santi - racconta padre Victor dopo che al mondo è stata data la notizia della caduta del regime di Yanukovich - Quelle cento persone che sono morte in piazza si sono battute per la liberazione, hanno rischiato non i beni materiali, perché poveri, ma hanno dato il bene più grande: la vita. E lo hanno fatto per liberare tutti i loro fratelli dalla dittatura, sia quelli che vivono a Kiev, sia quelli che vivono all'estero, come me e come tutti i fratelli che vivono a Rimini. Ed è per questo motivo che ho organizzato le manifestazioni (nelle domeniche del 16 e 23 febbraio, ndr) per manifestare contro il regime e per raccogliere degli aiuti da inviare alle famiglie e alle madri di quelle persone che hanno perso la vita".

Don Victor parla della morte di un centinaio di persone come di un miracolo. Un miracolo che non siano morti a migliaia. "Ho letto le direttive date alla polizia, quello che avrebbe dovuto fare al popolo se non fosse tutto finito. Ci sarebbero stati migliaia di morti". Il don, 32 anni dei quali 7 in Italia (da 3 a Rimini), ha le idee chiare sulla buona riuscita della sua manifestazione ed è critico nel riconoscere che non tutti gli ucraini a Rimini hanno capito il vero senso di quello che è accaduto nel loro paese.

"La prima cosa che mi viene da dire - continua il don - è che molte persone sono lontane dalla chiesa. Noto un sentimento individualista molto diffuso, ognuno pensa a sé, al proprio interesse, alla propria famiglia. Il dio denaro ha preso il sopravvento. Il pensiero di accumulare soldi e cose ha cambiato la prospettiva delle persone. Un sentimento di «Io ci sono riuscito. Io riesco a mandare a casa dei soldi. I miei figli sono diversi da quelli che sono costretti a scendere in piazza»... ma non è cosi. Noi possiamo fare tanto, con la preghiera. Il messaggio delle manifestazioni era proprio questo: anche noi siamo in piazza e preghiamo".

Don Victor parla di un'Ucraina spolpata dalla dittatura, impoverita, dove i giudici sono corrotti e i processi si possono pilotare per 20mila euro, dove i voti si comprano per 20-30 euro. "Anche Yanukovich ha costruito così il suo impero politico e così stava costruendo il suo futuro politico. Era certo che sarebbe stato eletto alle prossime elezioni". In occasione delle due manifestazioni don Victor è riuscito a raccogliere 6500 euro (3500 la prima volta e 3000 la seconda domenica di piazza) per aiutare chi a Kiev ha perso qualcuno. "Ma il mio sogno è un altro. È avere una chiesa tutta nostra qui a Rimini.

Una chiesa dove mettere le nostre icone, aperta sempre, dove tutti possono venire... non solo la domenica in occasione delle messa. - racconta il don - Ci sono tanti ragazzi da avvicinare alla chiesa. Io li ho incontrati, li ho visti. Ma c'è bisogno anche solo di una stanzetta dove incontrarli e dove loro mi possono trovare, per aprire un dialogo. Solo così possiamo cambiare le cose". Questo chiede don Victor... lui che di strada ne ha già fatta tanta...

Angela De Rubeis

http://www.newsrimini.it//news/2014/marzo/04/rimini/la_kiev_di_rimini.html